Lettera aperta di Cecilia Carreri al Ministro della Giustizia Andrea Orlando
Lettera aperta di Cecilia Carreri al Ministro della Giustizia Andrea Orlando
Egregio Ministro,
si è concluso solo adesso un lungo calvario che ho vissuto per più di dieci anni, a causa di un’assemblea di magistrati del Tribunale di Vicenza che hanno voluto, assieme al Presidente dott. Giuseppe Bozza, denunciare delle attività sportive che stavo svolgendo durante un periodo di ferie legittimamente autorizzate. Quell’assemblea, indetta da Giorgio Falcone, violò i miei più elementari diritti di lavoratore. Non mi hanno consentito di parteciparvi, l'hanno svolta in mia assenza, senza informarmi, privandomi del fondamentale diritto di difendermi. Nessuna comunicazione mi è stata data, neppure al mio rientro in servizio.
Da allora ho subito una persecuzione giudiziaria senza precedenti, processi in cui si alterava in modo strumentale la verità, in cui sparivano documenti, con abusi e illegittimità di ogni tipo. Ho chiesto ripetutamente l’annullamento delle mie dimissioni, rese in un momento di disperazione, ma sistematicamente sono state ignorate ben due lettere di revoca, depositate agli atti.
Ho inoltrato diverse istanze al suo Ministero, durante la reggenza di Paola Severino e Annamaria Cancellieri, per la revoca del Decreto Ministeriale che ha erroneamente accettato le mie dimissioni, firmato da Angelino Alfano, e in tutta risposta gli atti sono stati trasmessi al Consiglio Superiore della Magistratura che ha rigettato, che ha sempre ostacolato i miei Ricorsi e che, a distanza di dieci anni, mi nega di ridiscutere l'allucinante processo disciplinare che ho subito. Pur avendo chiesto al suo Ministero di rientrare in servizio, non ho mai ricevuto un provvedimento con la Sua firma, ma solo una missiva del Direttore Generale Giovanni Ariolli, secondo il quale "Non c'è spazio per riassumere in servizio la Carreri", frase gergale, priva di motivazione, indegna di un alto dirigente dello Stato, dopo tanta sofferente attesa.
Ho subito per anni una gogna mediatica diffamatoria perché servivo come capro espiatorio. Sono stata il facile bersaglio di una parte politica che ha combattuto una guerra feroce contro i giudici, definiti una casta intoccabile. Sembra impossibile che in uno Stato civile si possa giungere a un massacro simile di un bravo magistrato.
Lei non è laureato, ha fatto una carriera politica, ma penso che possa comprendere il dramma di un serio e onesto magistrato che si è laureato a pieni voti nell’università di Padova, che ha sempre svolto attività di studio, tenuto conferenze e relazioni su difficili temi giuridici, e le cui sentenze venivano pubblicate nelle Riviste specializzate perché di pregio e rilevanti. Ho collaborato per anni con Giorgio Lattanzi, oggi giudice costituzionale, ho pubblicato per la Giuffré un libro sui reati di bancarotta fallimentare, e ho scritto la voce Successione Legittima per il Novissimo Digesto italiano. Non ho mai depositato sentenze in ritardo, ho sempre svolto puntualmente gli impegni dell'ufficio, stimata da tutti.
Tanta gente, vittima della gestione illegale della Banca Popolare di Vicenza che ha sempre goduto di potenti protezioni, ha chiesto a gran voce la mia riabilitazione e il mio rientro in servizio, essendo stata l'unico magistrato che ha tentato di mandare a processo il vero responsabile del tracollo di quella Banca, una tragedia che ha messo in ginocchio un'intera economia, che ha messo al lastrico migliaia di famiglie, una Banca che sta ricevendo dallo Stato, cioè da noi cittadini, miliardi di euro, mentre il debito pubblico ci espone al commissariamento o all'uscita dall'Europa.
Nulla è stato fatto dal CSM contro i diversi giudici che hanno garantito l'impunità a quel personaggio, mentre vi è stato un ferreo giustizialismo contro di me, negandomi persino la riabilitazione. Una riabilitazione che non costava nulla allo Stato, non ho chiesto denaro o poltrone, sono fuori dall'ordinamento giudiziario. Avevo semplicemente chiesto un atto di conciliazione, di pacificazione, di riabilitare la mia dignità di giudice e cittadino, ingiustamente calpestato dopo oltre vent'anni di lodevole servizio reso allo Stato. Il CSM, per condannarmi, ha persino utilizzato un vecchio certificato medico, relativo a tutt'altra vicenda e all'interruzione involontaria di una gravidanza, dopo anni di difficile ricerca di una maternità. Non faccio commenti su questo indegno comportamento di una delle massime Istituzioni dello Stato.
Mentre la magistratura versa in una grave carenza di organico, esiste un giudice che ha lottato inutilmente dieci anni per riprendere la toga che le è stata ingiustamente strappata di dosso.
Mi considero dunque vittima di una ingiusta persecuzione giudiziaria, di poteri forti che hanno voluto la mia eliminazione perché giudice efficiente, autonomo e indipendente e, perciò, sgradito. Mentre ero in servizio, hanno ostacolato più volte il mio lavoro e la mia progressione in carriera.
Non ho violato alcuna legge dello Stato italiano, con il mio lavoro di giudice e con le mie imprese sportive ho soltanto dato prestigio alla magistratura.
Con questa profonda amarezza, mi congedo definitivamente dal lavoro che ho amato di più, lo Stato italiano ha perso definitivamente un buon magistrato.
Deferenti ossequi, cecilia carreri
Vicenza 28 febbraio 2017