Crimini di Stato del Consiglio Superiore della Magistratura, e del Ministero della Giustizia
Il Consiglio Superiore della Magistratura e il Ministero della Giustizia hanno commesso dei gravi reati per fare fuori il giudice Cecilia Carreri.
Il Capo dello Stato tace e non risponde ai ripetuti appelli alla legalità inviati dal giudice Carreri. Anche il Governo e il Ministro Nordio tacciono
Le Istituzioni coprono gravi abusi e illegalità.
La mafia ormai fa parte dello Stato e si identifica con esso.
Tutti gli atti e le prove sono state depositate alla Procura di Perugia che, allineata al Governo, si avvia ad archiviare tutto.
Si allega comunicato stampa del 22 dicembre 2024
Reati di cui agli artt. 328, 371, 479, 490 e 489 Codice penale
Parte lesa dott. Cecilia Carreri, già magistrato
Non impedire un evento che si ha l’obbligo giuridico di impedire equivale a
cagionarlo, art. 40 Codice penale.
È pendente in Procura a Perugia un procedimento a carico di alcuni magistrati
del Consiglio Superiore della Magistratura e del Ministero della Giustizia per i
reati di cui agli artt. 328, 371, 479, 490 e 489 Codice penale, commessi in danno
della sottoscritta.
Il Consiglio Superiore della Magistratura e il Ministero della Giustizia nel 2008
hanno privato la sottoscritta del ruolo di magistrato all’esito di una operazione
di illegale delegittimazione iniziata nel 2005. Di questi fatti se ne sono occupati
la stampa e il giornalismo d’inchiesta, anche denunciando mandanti esterni.
Da recenti acquisizioni documentali è emerso che taluni magistrati del
Ministero e del Consiglio Superiore della Magistratura avevano posto in essere
all'epoca ripetuti atti pubblici viziati da falso ideologico aggravato, atti
necessari per collocare la sottoscritta fuori dall'ordine giudiziario contro il suo
volere più volte espresso, reato previsto dall'art. 476 Codice penale. Erano stati
ignorati o fatti sparire atti che avrebbero impedito quel disegno criminoso, reato
previsto dall'art. 490 Codice penale.
Successivamente, quegli atti pubblici sono stati sistematicamente utilizzati dal
Consiglio Superiore della Magistratura e dal Ministero della Giustizia per
respingere - con piena consapevolezza della loro falsita - le numerose istanze
di giustizia avanzate dalla sottoscritta in oltre dieci anni di difficile battaglia.
Il reiterato e continuato utilizzo di quegli atti pubblici per finalità illecite, quali
privare un magistrato dei suoi diritti di lavoratore, integra il reato di cui all'art.
489 Codice penale.
Il Consiglio Superiore della Magistratúra nega dunque il lavoro a un magistrato
facendo uso di atti pubblici viziati da falso ideologico documentalmente provato
di cui vi è piena consapevolezza. Il tutto in un contesto di gravissima carenza di
magistrati e di un pubblico appello della gente comune al rientro in servizio del
giudice Carreri.
Con l'ultimo rigetto dell'Il settembre 2024 il Consiglio Superiore della
Magistratura ha omesso ancora una volta di annullare quegli atti falsi e di
interrogare gli autori materiali come era stato richiesto, provocando un nuovo
esposto per il reato di rifiuto di atti dovuti, art. 490 Codice penale.
La delibera è stata assunta dal vicepresidente del Consiglio Superiore della
Magistratura e dal relatore, nonostante fossero stati ricusati per gravi motivi.
Citati in sede penale dall'avvocato della sottoscritta parte lesa ex art. 391 bis
C.p.p., i magistrati che emisero quegli atti si sono rifiutati di comparire,
rendendo false dichiarazioni, reato previsto dall'art.371 Codice penale.
Occorre scongiurare una definitiva archiviazione di queste gravi responsabilità,
affidate alla Procura di Perugia.
Di questi fatti di inaudita gravità sono responsabili sia chi li ha commessi, sia
chi non li ha impediti o rimossi, o persiste nel non rimuoverli anche d'ufficio,
cioè le più alte cariche dello Stato.