Mi chiamo Nicoló Ceola, ho 31 anni e vivo a Padova.
Le scrivo perché ho appena terminato il suo libro "Non c'è spazio per quel giudice" che ho letto con grande partecipazione.
Probabilmente la nostra vicinanza geografica ha amplificato questo mio sentimento, ma sono convinto che sia impossibile rimanere indifferenti dinanzi ad una vicenda incredibile come la sua.
Confesso che conoscevo il caso della Banca Popolare di Vicenza ma ero del tutto all'oscuro della sua storia.
Le scrivo finché sono in luna di miele con Anna, dopo New York ora siamo alle Hawaii (luoghi incredibili); nonostante siano quindi giorni stupendi ammetto che mentre sfogliavo le pagine del suo libro cresceva in me un profondo disagio per le ingiustizie che ha dovuto subire.
Durante ogni capitolo avevo la speranza che arrivasse una svolta, che finalmente qualcuno tra CSM, TAR, Capo dello Stato o Ministero della Giustizia le restituisse ciò che le spettava, invece puntualmente giungevo al termine con la tristezza nel cuore.
Della sua vicenda mi hanno colpito in particolare 3 punti:
1. L'impossibilità e l'incapacità di trovare un avvocato o uno studio legale che la seguisse dall'inizio alla fine con professionalità e trasparenza. Un dilettantismo che solo a pensarci mi mette i brividi.
2. Il ruolo determinante dei media d'informazione. Sono certo che se i giornalisti avessero fatto il loro lavoro raccontando i fatti com'erano, senza limitarsi a fare il consueto taglia e incolla, molto sarebbe cambiato. È un'analogia che trovo con il crack di BPVI: se i giornalisti si fossero comportati come tali facendo inchieste e descrivendo ciò che accadeva tutto sarebbe emerso molto prima. Troppo facile scrivere solo quando gli scandali sono già scoppiati o semplicemente per cavalcare la notizia senza mai dover oltretutto rispondere delle proprie azioni.
3. La sua solitudine nell'affrontare questo calvario. Può aver volutamente omesso qualcuno ma comunque mi ha colpito che sin dall'inizio non avesse parlato con nessuno di ciò che le stava accadendo; se mi posso permettere penso che quello fu un errore. Quando ci capitano situazioni fuori dall'ordinario, sia nel bene che nel male, dovremmo essere pronti a rendere partecipi chi ci sta vicino; probabilmente poi queste persone non reagiranno come vorremmo ma almeno gliene avremo data l'opportunità e avremo alleggerito il nostro peso di responsabilità. L'ho imparato a mie spese quando nove anni fa persi anch'io mio padre e portai l'insostenibile fardello della sua malattia e della sua morte stupidamente da solo (aldilà di mia madre e mio fratello).
Leggere questo libro per un cittadino italiano è una pena incredibile: persone del suo spessore, con le sue capacità, con la sua integrità morale e il suo senso di giustizia dovrebbero coprire ruoli di spicco in questo Paese invece vengono ricoperte di fango e messe ai margini.
L'unica consolazione, se così vogliamo chiamarla, è che la sua esclusione da Vicenza è stata voluta proprio per la sua indipendenza e la sua bravura: la temevano.
Il vero dramma è che in uno Stato ad un certo punto sarebbe dovuto arrivare un organo di giudizio autonomo che l'avrebbe scagionata, invece era tutto tremendamente collegato, losco, oscuro e meschino come in troppe storie italiane.
Perché in Italia le persone del suo spessore e della sua moralità non riescono ad unirsi, lavorare insieme e creare qualcosa di duraturo (che sia politica, magistratura o informazione)? Perchè quelle poche volte che accade finisce molto presto? Penso a Falcone e Borsellino...ora cosa abbiamo? il movimento cinque stelle? il fatto quotidiano? L'Espresso? Report? Che appigli ci rimangono?
Concludo dicendole che sono molto contento che abbia scritto questo libro, perché anche se non è più un magistrato rimane una persona con grandi capacità e valori che può e deve fare del bene in molti modi (ad esempio questa opera).
Mi scuso se mi sono dilungato eccessivamente e se non è una mail molto chiara ma l'ho scritta d'impulso, la ringrazio per la sua disponibilità e le auguro ogni bene.
Un saluto
Nicoló Ceola
L'intreccio che il libro scoperchia è devastante e supera l'immaginazione, impossibile uscire da un degrado tanto radicato in maniera democratica.
Buongiorno dott.ssa, ho appena terminato di leggere il suo ultimo Libro. Conoscevo vagamente la sua vicenda, sono architetto e CTU del tribunale di Vicenza. Ci tenevo a manifestarle tutta la mia stima per il coraggio e la forza con cui ha affrontato la sua dolorosa vicenda. Spero ci sarà modo di conoscersi un giorno. Sarebbe un onore. Alessandra Casari
Sarei felice di entrare in contatto via mail con la Giudice Carreri, prima di tutto per farle i complimenti del libro "Non c'è spazio per quel Giudice" che ho divorato, malgrado non sia un gran lettore e poi per avere un consiglio, in quanto ho mio figlio di 29 anni con una situazione molto particolare con la giustizia amministrativa alla quale non riesce trovare una soluzione. Sarei molto lieto di avere un semplice consiglio, perchè gli avvocati sono proprio come li ha descritti lei. Grazie. Renato Bedin